La partecipazione del Conservatorio “Cilea” alle celebrazioni per il 50° Anniversario dei Bronzi di Riace

Terrazza del MArRCI concerti del Conservatorio sulla terrazza del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, grazie alla stretta collaborazione con il direttore Carmelo G. Malacrino, si propongono di evocare emozioni uniche, come unico è lo scenario mozzafiato che si apre agli occhi dei visitatori una volta raggiunta la sommità di Palazzo Piacentini.


Fare musica sotto il cielo stellato evoca suggestioni antiche che hanno attraversato i secoli all’insegna della contemplazione di proporzioni numeriche, geometriche e sonore convergenti in un unico grande modello cosmico.
Il còmpito di accogliere il pubblico al termine dell’ascesa dalle antichità delle sale verso la terrazza del Museo è affidato a giovani studenti del Conservatorio reggino.
In tre prossimi eventi delle "Notti d'estate al MArRC", il 16 luglio, l’11 agosto e il 10 settembre alle ore 21, programmi lirici a cura delle classi delle prof.sse Liliana Marzano, Serenella Fraschini e Rita De Matteis abbracceranno i colori della sera con celebri melodie pronte a rinnovarsi ogni volta che incontrano un’interpretazione pregevole, frutto del lungo e scrupoloso studio nelle aule del vicino “Cilea”, e che grazie al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria si effonderanno sotto l’incantevole cielo dello Stretto.
Con questa iniziativa nella “casa” dei Bronzi di Riace, il Conservatorio continua a contribuire alle celebrazioni per il 50° Anniversario del loro ritrovamento, dopo il pieno successo delle recenti “Armonie sul classico” nelle sale del Museo durante la settimana della Festa della Musica.

Programma del concerto del 16 luglio 2022

 

W. A. MOZART          Così fan tutte

Soave sia il vento

Chiara Pirrò, Roberta Panuccio, Vincenzo Violani

 

G. PUCCINI                Gianni Schicchi

O mio babbino caro

Tabita Romano

 

W. A. MOZART          Le nozze di Figaro

Porgi, amor, qualche ristoro

Roberta Panuccio

 

G. VERDI                    Rigoletto

Gualtier Maldè… Caro Nome

Chiara Pirrò

 

L. DELIBES                 Lakmé 

Viens, Mallika… Sous le dôme épais

Tabita Romano, Roberta Panuccio

 

G. PUCCINI                La bohème

Quando m’en vo’

Chiara Pirrò

 

G. VERDI                    Rigoletto 

Ciel, dammi coraggio… Tutte le feste al tempio

Tabita Romano

 

F. LEHAR                    La vedova allegra

Tace il labbro

Chiara Pirrò, Vincenzo Violani

 

P. MASCAGNI            L’amico Fritz 

Son pochi fiori

Roberta Panuccio

 

 G. PUCCINI               La rondine

Chi il bel sogno di Doretta

Chiara Pirrò

 

G. ROSSINI                 La cambiale di matrimonio

Vorrei spiegarvi il giubilo

Tabita Romano

 

Accompagnatore al pianoforte: Matteo Lattarulo

Presentatrice: Sofia Fava


NOTE DI SALA

a cura di Sofia Fava

Signore e signori, è con infinito piacere che stasera siamo riuniti in uno dei luoghi che più rappresenta la nostra bella città, il Museo Archeologico di Reggio Calabria, per condividere ancora una volta un momento di alta cultura in un luogo di arte, storia e bellezza.
Questo incontro è pieno di giovani talenti calabresi e altri artisti che hanno respirato l’arte della musica e del canto ormai da tanti anni presso il conservatorio Francesco Cilea.

Il primo brano, è tratto da una delle opere più celebri di Wolfgang Amadeus Mozart, “Così fan tutte”. Una delle tre opere buffe del compositore austriaco. “Soave sia il vento”, terzettino del primo atto eseguito dalle due sorelle Dorabella e Fiordiligi e dal filosofo Don Alfonso in una caotica Napoli di fine ‘700.
Soave sia il vento
Tranquilla sia l'onda
Ed ogni elemento
Benigno risponda
Ai nostri desir
Soave sia il vento
Tranquilla sia l'onda
Ed ogni elemento
Benigno risponda
Ai nostri desir

Firenze è ricordata per la sua storia centenaria coronata da arte, bellezza e cultura, ma Giovanni Puccini dà vita ad un personaggio che emerge nel popolo fiorentino del Trecento, per la sua furbizia e la sua intelligenza. Si tratta del sagace Gianni Schicchi, padre della bella e dolce Lauretta, fidanzata con Rinuccio, giovane appartenente ad una famiglia di ricchi mercanti, i quali non acconsentono al matrimonio.
E’ proprio Gianni Schicchi, con uno stratagemma, a permettere questa unione felice, mosso però dalle suppliche della figlia con il brano “O mio babbino caro”.

O mio babbino caro
Mi piace è bello, bello
Vo' andare in Porta Rossa
A comperar l'anello
Sì, sì, ci voglio andare
E se l'amassi indarno
Andrei sul Ponte Vecchio
Ma per buttarmi in Arno
Mi struggo e mi tormento
O Dio, vorrei morir
Babbo, pietà, pietà

E’ ancora una volta il momento di una delle opere buffe mozartiane, “Le Nozze di Figaro”, capolavoro di immenso successo dalla fine del XVIII sec. ad oggi. Opera intrisa di equivoci amorosi, sospetti, incontri clandestini e fughe. Il conte d’Almaviva, unito in nozze con la contessa, è però innamorato della bella Susanna, innamorata di Figaro. I due innamorati e l’affranta e tradita contessa cercano di ingannare il conte. L’amore felice di Figaro e Susanna è contrapposto al sentimento di amarezza della contessa d’Almaviva, espresso nel brano “Porgi, amor, qualche ristoro”.
Porgi, amor, qualche ristoro
Al mio duolo, a' miei sospir!
O mi rendi il mio tesoro
O mi lascia almen morir
O mi lascia almen morir!
Porgi, amor, qualche ristoro
Al mio duolo, ai miei sospir
O mi rendi il mio tesoro
O mi lascia almen morir
Almen morir
O mi rendi il mio tesoro
O mi lascia almen morir

 

L’amore paterno è tematica ricorrente anche in una delle opere della “trilogia popolare” verdiana. La storia del buffone di corte Rigoletto e della sua giovane figlia Gilda, di cui si è invaghito il duca mantovano per cui lo stesso Rigoletto lavora all’insaputa della figlia. Per il Duca, “questa o quella pari sono”. Dopo aver ordinato a una domestica di vegliare sulla figlia, Rigoletto lascia la sua casa, non sapendo che vi si era precedentemente introdotto il duca sotto mentite spoglie; infatti, il duca mantovano corteggia Gilda travestitosi da studente, del quale la fanciulla si innamora ed esprime il suo sentimento con il brano “Gualtier Malder…Caro nome”.
Gualtier Maldè, nome di lui sia amato
Ti scolpisci nel cor innamorato
Caro nome che il mio cor festi primo palpitar
Le delizie dell'amor mi dei sempre rammentar
Col pensier il mio desir a te sempre volerà
E fin l'ultimo sospir, caro nome, tuo sarà
Col pensier il mio desir a te sempre volerà
E fin l'ultimo mio sospir, caro nome, tuo sarà
Col pensier il mio desir a te sempre volerà
A te volerà, fin l'ultimo sospir, fin l'ultimo sospir
Caro nome tuo sarà
Caro nome tuo sarà, il mio desir a te ogn'ora volerà
Fin l'ultimo sospiro tuo
Caro l'ultimo sospir volerà
Gualtier Maldè, Gualtier Maldè
Caro nome che il mio cor festi primo palpitar
E fin l'ultimo sospir varo nome tuo sarà
Gualtier Maldè, Gualtier Maldè

 

Si parla ancora di amore, ma di un sentimento che arde nelle più fitte giungle dell’India descritto da Lèo Delibes. Un amore mosso da curiosità del diverso, dello straniero; un amore tra la Gerard, un ufficiale dell’esercito britannico e Lakmé, la giovane figlia del sacerdote induista della tribù indiana di cui quest’ultima fa parte. Lakmé è solita passeggiare lungo il fiume con la sua fidata serva per raccogliere i suoi tanto cari fiori di loto blu vicino “ai cigni con ali di neve”. Signore e signori, “Duo des fleurs”.
Sous le dôme épais
Où le blanc jasmin
À la rose s'assemble
Sur la rive en fleurs,
Riant au matin
Viens, descendons ensemble.
Doucement glissons de son flot charmant
Suivons le courant fuyant
Dans l'onde frémissante
D'une main nonchalante
Viens, gagnons le bord,
Où la source dort et
L'oiseau, l'oiseau chante.
Sous le dôme épais
Où le blanc jasmin,
Ah!
Descendons
Ensemble!
Sous le dôme épais
Où le blanc jasmin
À la rose s'assemble
Sur la rive en fleurs,
Riant au matin
Viens, descendons ensemble.
Doucement glissons de son flot charmant
Suivons le courant fuyant
Dans l'onde frémissante
D'une main nonchalante
Viens, gagnons le bord,
Où la source dort et
L'oiseau, l'oiseau chante.
Sous le dôme épais
Où le blanc jasmin,
Ah!
Descendons
Ensemble!

Puccini, dopo una vittoria musicale contro Leoncavallo su chi avesse scritto l’opera di maggior successo basandosi sulla medesima fonte, nella celeberrima Bohème, descrive le vicende spensierate di un giovane gruppo di artisti parigini, ognuno con le proprie passioni, ognuno con i propri amori. Una vecchia fiamma del pittore Marcello è Musetta, che con il brano “Quando m’en ‘vo”, nato come piccolo valzer per pianoforte, vuole attirare l’attenzione dello stesso Marcello dopo aver dichiarato che con il suo fascino nessuno può resisterle.
Quando men vo soletta per la via,
La gente sosta e mira
E la bellezza mia tutta ricerca in me
Da capo a pie'
Ed assaporo allor la bramosia
Sottil, che da gli occhi traspira
E dai palesi vezzi intender sa
Alle occulte beltà
Così l'effluvio del desìo tutta m'aggira,
Felice mi fa
E tu che sai, che memori e ti struggi
Da me tanto rifuggi
So ben
Le angoscie tue non le vuoi dir,
Ma ti senti morir

Giuseppe Verdi ci accompagna ancora tra le note di Rigoletto, con un celebre duetto tra il padre e figlia, la quale, con il brano “Ciel! Dammi coraggio” chiede aiuto al Cielo per avere la forza di dichiarare il suo amore per quello che credeva fosse “uno studente, povero”, figura in cui in realtà si cela il perfido Duca, noncurante dei sentimenti della fanciulla. Il padre si rivolge all’”avverso cielo” e invita la dolce figlia spaventata a piangere, a “scorrere il pianto” sul suo cuore di padre.
RIGOLETTO Parla, siam siam soli
GILDA (Ciel! Dammi coraggio)
Tutte le feste al tempio
Mentre pregava Iddio,
Bello e fatale un giovine
Offriasi al guardo mio...
Se i labbri nostri tacquero,
Dagli occhi il cor parlò.
Furtivo fra le tenebre
Sol ieri a me giungeva...
Sono studente e povero,
Commosso mi diceva,
E con ardente palpito
Amor mi protestò.
Partì… il mio core aprivasi
A speme più gradita,
Quando improvvisi apparvero
Color che m'han rapita,
E a forza qui m'addussero
Nell'ansia più crudel.
RIGOLETTO T'intendo, avverso ciel! Solo per me l'infamia A te chiedeva, o Dio... Ch'ella potesse ascendere Quanto caduto er'io..
Ah, presso del patibolo
Per me consolator.
RIGOLETTO: Compiuto pur quanto a fare mi resta Lasciare potremo quest'aura funesta.
GILDA: Sì.
RIGOLETTO: (E tutto un sol giorno cangiare poté!)

“Or batte il picciol cor,/col dolce palpitar ei dice a me: mi devi amar!/ tace il labbro, quest'e' ver,/ è chiaro pure il suo pensier,/ ei dice t'amo, ancor/io t'amo, Sì.” Franz Lehàr, compositore austriaco di origini ungheresi, nel duetto “Tace il labbro” tratto da “La Vedova Allegra”, fa parlare di un amore ritrovato la vedova Hanna Glavari e il conte Danilowitsch, rincontrati dopo tanti anni a Parigi durante una festa in onore del re, il quale preme che la ricchissima vedova si unisca in matrimonio con uno tra i cittadini del suo stato per avere benefici sull’ingente eredità; a corte si pensa che proprio il conte, vecchia fiamma di Hanna, sarà il futuro sposo.

DANILO
Tace il labbro
T'amo dice il violin
Le sue note dicon tutte m'Hai d'amar
Dell'amor la stretta
chiaro dice a me
Sì è ver tu m'ami, sì
Tu m'ami è ver
ANNA
Nel valzer dell'ardor,
Or batte il picciol cor,
col dolce palpitar ei dice a me: mi devi amar!
tace il labbro, quest'e' ver,
e' chiaro pure il suo pensier,
ei dice t'amo, ancor
io t'amo, Sì
IN DUE
Dell'amor la stretta
chiaro dice a me
Sì è ver tu m'ami, sì
Tu m'ami è ver

Adesso ci si immerge in un’opera che presenta sullo sfondo un amore puro e ingenuo vittima di equivoci ma che riesce felicemente a trionfare. Il compositore italiano Pietro Mascagni, mediante i tre atti dell’opera “L’amico Fritz” descrive il sentimento che nasce tra il giovane ricco proprietario terriero Fritz e la timida contadina Suzel, la quale si presenta per la prima volta al giovane con in dono un “mazzolin di violette”.
Son pochi fiori, povere viole,
Son l'alito d'aprile
Dal profumo gentile;
Ed è per voi che le ho rapite al sole...
Se avessero parole,
Le udreste mormorar:
«Noi siamo figlie timide e pudiche
Di primavera,
Siamo le vostre amiche;
Morremo questa sera,
Ma morremo felici
Di dire a voi, che amate gl'infelici:
Il ciel vi possa dar
Tutto quel bene che si può sperar.»
Ed il mio cor aggiunge una parola
Modesta, ma sincera:
Eterna primavera
La vostra vita sia, ch'altri consola...
Deh, vogliate gradir
Quanto vi posso offrir!

Il ricordo di un sentimento amoroso giovanile è descritto da Puccini ne “La Rondine” con il brano “Chi il bel sogno di Doretta” della bella Magda, una giovane mantenuta da un ricco banchiere a Parigi. Credendo di aver trovato però il suo vero amore, la giovane fugge dalla capitale francese come “una rondine verso il sole” per concedersi la possibilità di ricominciare una nuova vita. Il sentimento che rimembra le emozioni della giovane età ha da sfondo la vita mondana nei ritrovi notturni più in vista di tutta Parigi.
Chi il bel sogno di Doretta
Potè indovinar?
Il suo mister come mai
Come mai fini?
Ahimè! Un giorno uno studente
In bocca la baciò
E fu quel bacio rivelazione
Fu la passione!
Folle amore!
Folle ebbrezza!
Chi la sottil carezza
D'un bacio così ardente
Mai ridir potrà?
Ah! Mio sogno!
Ah! Mia vita!
Che importa la ricchezza
Se alfine è rifiorita
La felicità?
O sogno d'or
Poter amar così!

Concludiamo la nostra piacevole serata con un brano della celebre opera rossiniana “La cambiale di matrimonio”. Fanny, la giovane figlia di un negoziante, è promessa ad un ricco mercante canadese, nonostante sia innamorata profondamente di Edoardo, storico amico di famiglia. Con il brano “Vorrei spiegarvi il giubilo”, la ragazza vorrebbe esprimere i propri sentimenti amorosi, vorrebbe far capire cosa si prova ad essere innamorati.
Vorrei spiegarvi il giubilo
che fa brillarmi il core;
provo sì dolci palpiti!...
un così caro ardore!..
Oh dio! rapita l'anima
esprimersi non sa.
Un soave e nuovo incanto
mi seduce in tal momento;
e l'idea del mio contento
di piacer languir mi fa.
Ah, se amor voi conoscete,
ben comprender mi potreste!...
Se a provarlo arriverete
qual piacer ne sentirete!..
Quando s'ama e che si brama...

Giunti così al termine di questo stupendo concerto realizzato dai nostri studenti del Conservatorio Francesco Cilea, ci auguriamo sia stato un respiro di gratificazione dell'anima e dei cuori in quanto arte, in quanto grande arte del canto; il tutto impreziosito da questo splendido contesto, la terrazza del nostro famosissimo Museo della Magna Grecia.
Auguriamo di rivederci presto e che ci siano altre occasioni per condividere e gustare insieme nella nostra splendida Reggio l’arte e l’alta cultura musicale.